Nel Manifesto si scrive: “Porto Marghera, motore della crescita economica per decenni, emblema della difficile transizione postindustriale che, a partire dagli anni settanta e ottanta del secolo scorso, ha segnato l’evoluzione delle aree portuali e industriali, è oggi una sfida chiave per riuscire a saldare nuovi processi di crescita e sostenibilità ambientale e territoriale. Porto Marghera è un’occasione e un laboratorio fondamentale per tradurre localmente le opportunità che la riflessione sul Next Generation EU necessariamente apre. Nel quadro della transizione verde di Venezia, Porto Marghera potrebbe diventare il più grande incubatore europeo di attività green e il luogo dove l’ambiente viene declinato come “innovazione e sviluppo” anziché solo come “tutela e difesa.”

Il documento intero, nella sua ultima versione del 13 maggio 2021, è disponibile sul nostro sito in versione PDF a questo link.


Nella convinzione che l’ambiente costituisca il principale fattore produttivo da affiancare al binomio cultura/turismo per modificare strutturalmente le basi economiche della città, declinando l’ambiente non come “tutela e difesa”, ma come “innovazione e sviluppo”, il Progetto Porto Marghera diventa l’asse portante di tutta la strategia per la transizione ecologica di Venezia.

Si tratta di una strategia destinata a coinvolgere tutti i settori, economici, sociali e culturali, della città, e che trova nel Progetto Porto Marghera una delle sue linee di applicazione fondamentali.

Il progetto si pone l’obiettivo di trasformare Porto Marghera in un’area industriale caratterizzata da nuove imprese nei settori più innovativi, con servizi e attività di eccellenza finalizzate alla transizione ecologica. Un insediamento in grado di attrarre e promuovere nuovi processi di innovazione, caratterizzato da nuove e robuste interazioni con le attività universitarie e i centri di ricerca. Un processo fondato sulla disponibilità di due grandi linee di finanziamento europee: il Next Generation EU, che si concretizza in Italia attraverso il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza, detto anche “Recovery Plan”), e i fondi strutturali pluriennali che continueranno comunque a essere erogati.

È possibile ipotizzare anche l’impiego di una quota dei fondi strutturali 2014/2020 ancora non spesi dall’Italia, che sono disponibili fino al 2023 e che assommano a circa 22 miliardi di euro.

In considerazione delle disponibilità potenziali, il Progetto da un lato definirà strategie, azioni e procedure per conseguire l’obiettivo generale, da un altro proporrà degli interventi di breve periodo e immediatamente finanziabili per rendere queste strategie credibili e cominciare a dare risposte anche alle problematiche sociali che si presenteranno con forza nel prossimo anno.

Per predisporre il Progetto Porto Marghera dovranno essere coinvolte competenze nel campo ecologico e ambientale, industriale, territoriale e urbanistico, giuridico e sociale. Un primo schema di articolazione del Progetto è delineato sulle prossime pagine.

1 Descrizione del contesto: criticità e opportunità

Il Progetto Porto Marghera deve partire da una ricognizione critica delle condizioni di partenza, collocabili nei seguenti cinque sistemi.

  • Connessioni e loro criticità: aeree, marittime, ferroviarie, stradali, tecnologiche, trasporto pubblico di persone e di merci;
  • Infrastrutture e loro prospettive: porti, aeroporti, interporti, reti di trasporto, reti tecnologiche e impianti;
  • Competenze e loro potenzialità: università (Padova-Venezia), centri di ricerca, parchi scientifici, ecc.;
  • Associazioni e istituzioni e loro peso: sindacati, associazioni di categorie, ecc.;
  • Imprese.

Si tratta di costruire un quadro di riferimento generale su cui innestare e attivare i diversi progetti.

Occorre inoltre un censimento e una valutazione dei seguenti elementi:

  • Attività in essere (tipologia produttiva, addetti, prospettive, compatibilità con gli obiettivi del progetto, ecc.);
  • Aree e loro condizioni (utilizzo, proprietà, inquinamenti, ecc.);
  • Infrastrutture;
  • Aziende già insediate con processi di produzione potenzialmente “green” (Veritas, Bioraffineria, ENI, Zintek);
  • Progetti di trasformazione o di sviluppo in corso (ENI, Grandi Mulini, Edison).

2 Definizione della governance

L’esperienza recente conferma il tema della governance come cruciale, sia nella definizione di una visione strategica per l’area, sia rispetto alla capacità di gestirne le implicazioni urbanistiche, progettuali, realizzate e organizzative. In tale senso un progetto organico per Marghera dovrà avere un sistema di governance particolare:

  • Una o più società di sviluppo/trasformazione urbana (con il vantaggio di poter godere di poteri in campo urbanistico e edilizio); altro;
  • Modifica alla Legge Speciale per assegnare i poteri necessari alla società di sviluppo, tra i quali per esempio la possibilità di procedere attraverso espropri nel caso di proprietà assenteiste;
  • Promozione;
  • Valutare l’opportunità di collaborazione con il Fondo Nazionale Innovazione CDP Venture Capital, presieduto da Francesca Bria, del sistema della Cassa Depositi e Prestiti.

3 Interventi

A Analisi

Analisi ambientale, territoriale e urbanistica, ed eventuale proposta di riattivazione di
progetti pregressi e abbandonati o in standby:

  • Distretto dell’idrogeno;
  • Vallone Moranzani;
  • Conterminazione;
  • Recupero dell’Isola delle Tresse;
  • altro.

B Progetti a breve termine

Vanno individuati alcuni progetti da avviare nel breve periodo e immediatamente finanziabili, che diano il senso dell’avvio di un processo di trasformazione dell’area e intorno al quale raccogliere consenso e consolidare nuove strategie di sviluppo. A titolo d’esempio possono essere citati i seguenti progetti.

  • 100.000 mq di tetti fotovoltaici (previa valutazione dei fabbisogni energetici e dei risultati) da collocare dopo un’analisi delle disponibilità di installazione. Il fotovoltaico può essere utilizzato per produrre idrogeno verde con cui alimentare alcune necessità della città (trasporti, edifici pubblici, aziende, ecc.). Con questo Marghera può proporsi come uno degli hub dell’idrogeno in Italia.
  • Realizzazione di oasi, corridoi verdi e barriere verdi attraverso l’impianto intensivo di alberature negli ampi spazi liberi esistenti.
  • Progetto 107 ettari (aree ex Syndial oggetto di protocolli d’intesa del 2012 e del 2019 con il Comune di Venezia) come primo nucleo di un insieme integrato di attività e servizi che agiscano da incubatore territoriale per nuove imprese.
  • Cablaggio dell’intera area.

C Progetti a medio termine

Vi sono poi dei progetti a medio termine che vanno pensati da subito anche se i tempi di realizzazione saranno più lunghi. Segue anche qui un elenco di alcuni progetti a titolo d’esempio.

  • Progettazione urbanistica complessiva delle aree individuate dal progetto e piano economico e degli interventi: Progetto Porto Marghera Green.
  • Bandi e insediamenti nell’area dei 107 ettari.
  • Trasformazione dell’insula Vega (business centre, centri ricerca, attività urbane, porto).
  • Progetto di teleriscaldamento.
  • Bonifica delle aree potenzialmente disponibili.
  • Distretto dell’idrogeno (come termine di confronto, il governo tedesco, nella sua Strategia nazionale dell’idrogeno del giugno 2020, che è parte del “pacchetto per il futuro” di oltre 60 miliardi di euro, destina 7 miliardi di euro all’avvio di mercato della tecnologia dell’idrogeno e 2 miliardi per cooperazioni internazionali, oltre ai 2,5 miliardi in misure varie nel periodo 2020-2023 già stanziate prima).
  • Vallone Moranzani.
  • Realizzazione di una scuola di formazione.

Una specializzazione “green” di Porto Marghera ha un duplice valore: sia come processo di transizione rispetto alle imprese dell’area, sia come catalizzatore-leva per nuove attività industriali e di servizio nel campo dell’economia circolare, in una prospettiva metropolitana regionale. In questo contesto va incluso il tema dei distretti biologici, a cui si accenna brevemente qui di seguito.

4 Biodistretto

Venezia è un comune dotato di un vastissimo territorio agricolo che diventa ancor più rilevante se ad esso si somma la laguna. Queste aree agricole e le altre aree non urbanizzate possono essere trasformate in un unico grande Biodestretto.

Una politica di Green Deal deve riconoscere che proprio l’agricoltura — il moderno lavoro dei campi, la produzione sostenibile del cibo — è una straordinaria risorsa e opportunità di nuovo lavoro e protagonismo sociale. Quando si parla di agricoltura si parla di un sistema che coinvolge l’energia, il trattamento dei rifiuti organici e la depurazione delle acque. L’agricoltura è uno dei pilastri fondamentali per affrontare le grandi sfide del futuro e per dare un futuro ai territori e non si pone come corpo separato. Un’agricoltura sostenibile è ipotizzabile se un territorio nel suo complesso sceglie per l’insieme delle attività economiche e sociali il principio della sostenibilità e dell’economia circolare. Come i distretti industriali furono fondamentali per uscire dalla crisi del petrolio dei primi anni settanta, così i distretti biologici possono essere uno strumento importante perché, partendo dall’agricoltura, si possa cambiare l’organizzazione del territorio dal ciclo dei rifiuti alle energie rinnovabili, dalle attività della manifattura al turismo rurale. L’alleanza fra i produttori agricoli, il mondo delle associazioni e gli enti locali può essere il motore di questo processo di cambiamento.